– Inizio autunno del 2019, nel PD ci sono movimenti: chi esce, chi entra e chi resuscita.
Esce Matteo Renzi (insieme a un codazzo di accoliti) che vuole farsi un partito tutto suo e torna a farsi vedere in giro Rosy Bindi che di Renzi on si era mai fidata. Entrano Lorenzin e Boldrini (che hanno fiutato la direzione del fiume che scorre verso il proporzionale con sbarramento e per loro che sono niente – in termini numerici di voti conquistati – sarebbe la condanna all’estinzione). Ricapitolando: esce un centrodestrista mascherato da sinistroide (Renzi e una parte del suo codazzo di accoliti); Entra una centrodestrista più centrina che destrina (Lorenzin, sperando che lasci a casa il bicchiere di vino); torna a farsi vedere una centrista pura o quasi (Rosy Bindi, che non si fidava di Renzi); entra una vera donna di sinistra, di sinistra estrema, insomma una comunista in quello che fu ai tempi il partito comunista e che oggi si chiama PD (Boldrini, che ha fiutato la propria possibile scomparsa politica e per amor del soldo si iscrive al PD che tanto aveva criticato prima).
Uscito Renzi e alcuni dei suoi accoliti, il partito finalmente tira una boccata di ossigeno e si appresta a ad avere un vero segretario (don Abbondio Zigaretti che spera con l’uscita di Renzi di poter contare finalmente qualcosa in più di un fico secco). Adesso dobbiamo aspettarci che sorgano dalle ceneri tutti gli altri esuli o moribondi, da Alfano fino a D’Alema e tutto il coro delle erinni esiliate di fatto da Renzi. E il PD comincerà a cambiare faccia, cambiare pur di non fare i conti con se stesso e con la sua storia politica ed elettorale degli ultimi dieci anni.