Berenice 8

Berenice e la bambola di porcellana.

Berenice e la sua mamma spesso andavano in città a fare compere o solo per svago. Un sabato, dovendo farsi aggiustare un vestito per la primavera, la mamma e Berenice andarono a far visita al gran sarto che abitava in fondo alla strada della città. Berenice andava sempre contenta a trovare il sarto perché quella bottega era sempre fonte di novità e curiosità inaspettate. Allora di buon mattino le due damine – si erano proprio vestite come due damine – si incamminarono e arrivate in città fecero un giro tra vetrine e bancarelline colorate. Ecco, ecco la bottega del sarto con la sua grande insegna verde che invitava ad entrare e nella vetrina abiti e parti di abiti e corsetti e guanti e cappellini e manichini in posa… Entrarono. Berenice come al solito si guardò attorno e subito andò a salutare il sarto che in fondo alla ariosa stanza stava lavorando a qualcosa. Terminati i convenevoli, la mamma lasciò scorrazzare Berenice nella stanza sapendo che la bimba non avrebbe mai combinato danni perché era veramente giudiziosa. Si appartarono a discutere e prendere misure e Berenice come un gran investigatore osservava tutto cercando di capire cosa, chi, quando e anche perché. A un tratto in fondo a una lunga stanza che non aveva ancora visitato Berenice scorse una grande sedia su cui era seduta una bimba. “Una bimba” gridò felice e corse a fare la sua conoscenza. Bastarono tre falcate energiche e Berenice si trovò davanti alla bimba seduta, girò dall’altra parte perché la sedia era rivolta verso una finestra e appena fu davanti alla bimba esclamò: “ciao! Io sono Berenice.” Ci fu silenzio, tanto silenzio. La faccia di Berenice si fece subito seria e pensosa e dopo un po’, la bimba guardando verso il sarto lontano e indicando la sedia con tono di grande delusione sbottò: “questa non è una bimba! È finta!” Il sarto avendo compreso lo sconforto di Berenice si avvicinò e chinatosi alla sua altezza le sussurrò: “è vero Berenice, quella non è una bimba. Vedi, è fatta di stoffa e porcellana. È una bambola, anche se è alta come te è solo una bambola ed è molto antica”. Berenice chiese a chi appartenesse quella bambola così grande e vestita con quel vestitino così grazioso e il sarto le rispose che un tempo quella bambola appartenne a una bambina come lei, che la vestiva e ci giocava tanto. “E ora dov’è la bimba proprietaria della bambola?” Chiese dolcemente Berenice. “Adesso è una mamma e non gioca più con le bambole”, rispose il sarto. Berenice fece un cenno con la testa, un po’ dubitando e un po’ delusa. Accettò la cosa ma restò a fissare la bambola per qualche altro minuto, toccandola timidamente con gesti rapidi e quasi che avesse paura di svegliarla. La bambola era così grande che Berenice faceva fatica ad accettare che non fosse una bimba vera ma, tornata nell’altra stanza, dopo un po’ non ci pensò più e riprese la sua indagine tra stoffe e forbici e cappellini e mantelli. La giornata continuò lieta e finì con la nuova che esistevano bambole grandi come bimbe anche se nessuno ci giocava più.


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